Ciao!
Questa settimana c’è una sola notizia con cui possiamo pensare di inaugurare un nuovo numero de Il Megafono Giallo. Ne abbiamo già parlato brevemente sui nostri
social ed è una grandissima vittoria delle parole, per tutti e tutte noi: il Parlamento ha introdotto il concetto di “
consenso libero e attuale” nella definizione giuridica della violenza sessuale.
Libero, perché non può essere il prodotto di pressioni, ricatti, paure. E attuale, ovvero continuativo: il consenso deve esistere nel qui e nell’ora, e può essere revocato in qualsiasi istante. Insomma, finalmente il consenso in Italia assume il suo reale significato di processo, e non di lasciapassare. Quando manca, non ci sono equivoci o ambiguità: è violenza.
Lo ha ricordato con forza anche
Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin, che
nel suo intervento alla Commissione parlamentare di inchiesta sui femminicidi ha chiesto che l’educazione affettiva e sessuale diventi una priorità sistemica della scuola italiana. Una necessità che anche noi di Parole O_stili
non perdiamo occasione di rimarcare, e sulla quale non ci stancheremo mai di fare divulgazione. Perché, proprio come ha detto Cecchettin, quando la scuola tace “parlano i social, parlano i modelli tossici, parlano i silenzi degli adulti”. E in quel vuoto il consenso scompare, non viene nominato, e quindi non viene riconosciuto.
Un argomento, quello dell’educazione, molto dibattuto e in continuo aggiornamento. È recentissimo infatti
il passo indietro del Parlamento su questo tema, che ha restituito alle scuole secondarie di primo grado la possibilità di svolgere attività di educazione alla sessualità, dopo un emendamento che l’aveva temporaneamente esclusa.
Save the Children Italia segnala tuttavia che il testo rimane problematico: in particolare, l’introduzione di un consenso preventivo obbligatorio da parte delle famiglie rischierebbe di aumentare disuguaglianze educative e limitare la libertà di ragazzi e ragazze di esplorare temi che li riguardano.
Ma mentre il dibattito politico prova a mettere al centro parole come
libertà,
autodeterminazione e
rispetto, quello pubblico propone anche aneddoti che sembrano portare il nostro Paese in direzione completamente opposta. Come
il caso del convegno in programma a Senigallia per il 19 novembre, “
La violenza oltre il genere. La discriminazione verso le donne non si combatte discriminando gli uomini”, il cui contenuto metterebbe in dubbio la reale esistenza dell’emergenza mondiale dei femminicidi. Le polemiche non si sono fatte attendere: la decisione di proporre un’iniziativa che nega la violenza contro le donne e insinua una presunta discriminazione del genere maschile è sembrata, a molti e a molte, sintomo di una pericolosa arretratezza.
Respirare nell’iperconnessione
Viviamo in un tempo in cui le informazioni scorrono senza tregua: notifiche, feed, aggiornamenti continui che si accavallano uno sull’altro. Questo sovraccarico ha ormai anche un nome:
infobulimia, il neologismo recentemente introdotto dall’Enciclopedia Treccani per descrivere proprio la sensazione di confusione e fatica che nasce quando le informazioni diventano troppe per poter essere davvero elaborate.
L’iperconnessione però non è più un fenomeno nuovo o che riguarda solo le generazioni più giovani, ma è una caratteristica intrinseca degli spazi digitali che tutti e tutte noi abitiamo. Proprio di questo abbiamo parlato con Vera Gheno nella prima puntata di “Diciamolo bene”, il podcast di Parole O_Stili realizzato in collaborazione con Eni e condotto da Carlotta Valitutti. L’episodio è una mappa che vuole aiutarci a leggere l’iperconnessione con sguardo critico, riconoscendo il digitale come uno spazio pubblico da abitare con consapevolezza e cura.