In casa nostra il temperamatite è sempre sparito. Quattro figli, decine di astucci, eppure quando serviva - mai una volta che si trovasse. Allora partiva la caccia: nei cassetti, sotto i divani, negli zaini, tra le briciole di merende e le idee a metà. Mi faceva sorridere, ma oggi ci ripenso spesso.
Forse è un po’ così anche con noi adulti: i nostri figli, le nostre ragazze e ragazzi, hanno bisogno di un temperamatite - e a volte non lo trovano. Loro sono le matite: alcune nuove e lucide, altre con la punta rotta, altre ancora consumate in fretta, da aspettative troppo alte o da corse senza respiro. Noi siamo lì, con in mano la responsabilità di restituire forma, direzione, fiducia.
Ma non sempre ci riusciamo.
Perché anche il temperamatite si stanca, si inceppa, si scheggia dentro. A volte, nella fretta di “aggiustare” i nostri figli, giriamo la manovella troppo forte e spezziamo qualcosa. Altre restiamo fermi, bloccati da paure o delusioni. Essere un buon temperamatite non significa modellare secondo il nostro disegno, ma affilare con delicatezza, accompagnare, credere nella possibilità di un nuovo tratto.
Le mie quattro matite oggi sono cresciute: ognuna scrive il proprio pezzo di mondo. E io, che credevo di insegnare a disegnare linee dritte, ho scoperto che la bellezza sta nelle curve, nei giri a vuoto, nei tratti incerti. Perché ogni linea storta è vita. E ogni temperamatite che ci prova, anche se sbaglia, lascia comunque un segno d’amore.
Articolo a firma di Rosy Russo, Presidente di Parole O_Stili
uscito sul numero di novembre 2025 di VITA all'interno della rubrica "Bada a come parli".