Ciao!
Questa settimana Il Megafono Giallo attraversa differenze che spesso vengono raccontate come fratture: tra generazioni, tra ruoli, tra chi ha potere e chi ne subisce gli effetti. Età, maternità, confini, identità: parole che non indicano solo condizioni, ma rapporti. E che diventano decisive quando smettiamo di usarle in modo astratto e iniziamo a guardare i dati, i fatti, le vite che le abitano davvero.
Parliamo di ambienti digitali che crescono insieme alle persone che li attraversano, di maternità che continua a pesare in modo sproporzionato sulle traiettorie delle donne, di confini geografici e simbolici che si stringono o si allargano a seconda di chi prova a oltrepassarli. Mettere queste storie in dialogo non serve a semplificare la realtà, ma a riconoscerne la complessità: perché le differenze, quando vengono ascoltate e non negate, possono diventare spazio di comprensione e non di esclusione.
Le generazioni nello spazio digitale
L’Australia è il primo Paese a vietare l’accesso ai social sotto i 16 anni. Una scelta pensata per proteggere l’infanzia, ma che riapre una domanda più ampia: quanto aiutano davvero i divieti sull’uso degli smartphone?
Molti studi collegano l’uso intensivo dei social a un aumento di ansia e depressione tra adolescenti;
Jonathan Haidt parla di un “ri-cablaggio” dell’infanzia sempre più online. Tra genitori divisi e soluzioni drastiche, emerge un dato: non bastano i divieti, serve ripensare come si cresce e si dialoga in un ambiente digitale ormai pervasivo.
TikTok mostra quanto sia complicato tenere insieme sicurezza, libertà e trasparenza quando una piattaforma ospita milioni di giovani: durante il TikTok European Trust and Safety Forum 2025, l’azienda ha presentato le misure adottate per gestire la sicurezza di uno spazio digitale frequentato soprattutto da persone giovani. L’AI diventa sia scudo sia rischio: aiuta a riconoscere minori, violenza ed estremismo sempre più “sfuggenti”, ma porta con sé nuove domande etiche, dai
deepfake al lavoro umano che scompare. Un ecosistema fragile che ci ricorda quanto conti il modo in cui costruiamo e abitiamo lo spazio digitale.
La ministra dell'Università Anna Maria Bernini
è stata contestata durante un suo intervento a Atreju, l’annuale kermesse di Fratelli d’Italia, da alcuni studenti critici verso la riforma del corso di laurea in medicina. La risposta della ministra alle contestazioni ha scatenato più di una polemica anche online, e si presta a una profonda riflessione sulla necessità di favorire
il dialogo intergenerazionale.
La “listening age” di Spotify è diventata in pochi giorni
un piccolo fenomeno pop: artisti e utenti si sono ritrovati improvvisamente più vecchi, più giovani, o semplicemente spiazzati dai propri gusti musicali. Un gioco che funziona proprio perché prende in giro l’idea che la musica abbia un’età, mentre oggi ascoltiamo tutto insieme, senza gerarchie né decenni obbligati. Tra meme, ironia e auto-racconti, Wrapped ci ricorda che la musica resta uno spazio identitario e condiviso, capace di attraversare le generazioni anche quando le piattaforme provano a incasellarla.