Lo scorso giovedì l’amministratore delegato di TikTok, Shou Chew, è stato interrogato per diverse ore dai membri del Congresso americano. Motivo? Scoprire se il famoso social media venga utilizzato dal governo cinese per raccogliere dati sulla popolazione americana.
Com’è andata?
Chew rispondendo alle tante domande ha raccontato che:
- la gestione dei dati degli utenti di TikTok avviene con le stesse modalità di tutte le altre aziende di questo tipo, anche di quelle statunitensi
- l’azienda è un’impresa privata che non coinvolge in nessun modo il governo cinese, tanto che la popolazione del Paese asiatico non utilizza la stessa versione della App in uso in tutto il resto del mondo.
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Cosa ha detto il capo di TikTok al Congresso degli Stati UnitiGli Stati Uniti sono molto fermi sulla questione del rischio spionaggio tanto che, proprio il Presidente Biden, ha annunciato la possibilità di proibire l’uso dell’App se questa non viene venduta a una società che non abbia proprietari di cittadinanza cinese.
Nel frattempo anche in Canada e in Europa la situazione è di grande attenzione, tanto che a tutti i dipendenti pubblici è stato richiesto di disinstallare la App.
Una nota particolarmente bizzarra di questa vicenda sono le domande fatte da alcuni rappresentanti del Congresso americano - proprio come era successo qualche anno prima al Ceo di Facebook Mark Zuckerberg - che rivelano la poca conoscenza di questi in merito agli argomenti trattati.
Scrive RivistaStudio: “
Il momento più memetico dell’intera audizione è stato ovviamente quello in cui il deputato repubblicano della Carolina del Nord, Richard Hudson, ha chiesto a Chew, con fare assai inquisitorio, se una delle più inquietanti voci che circolano su TikTok negli Stati Uniti fosse vera. «Mi conferma che TikTok può collegarsi alla rete Wi-Fi?», ha chiesto il deputato. Un interdetto Chew ha provato a spiegare a Hudson che tutte le app si collegano alla rete Wi-Fi per accedere internet, previo consenso del proprietario dello smartphone sulle quali sono installate. «Quindi, se io ho TikTok sul telefono e il mio telefono è collegato alla rete Wi-Fi di casa mia, TikTok può accedere alla rete Wi-Fi di casa mia?». Un sempre più interdetto Chew ha ripetuto che sì, è così che funziona Internet, per poi scusarsi perché forse la sua non eccellente comprensione dell’inglese gli impediva di rispondere adeguatamente alla domanda.”
Google ha presentato “
Bard”.
Per meglio intenderci è un'intelligenza artificiale simile a ChatGPT (
di cui ti abbiamo parlato lungamente in uno dei numeri dello scorso mese) con la quale gli utenti possono interagire e dialogare per reperire informazioni, creare contenuti testuali, ecc…
Più tecnicamente è un chatbot conversazionale basato su LaMDA, ovvero un potente modello di linguaggio sviluppato proprio da Google già da diversi anni a questa parte.
E se quindi ChatGPT, è stato sviluppato da OpenAi e viene integrato al motore di ricerca Bing di Microsoft, Bard sarà, tra le altre cose, un’implementazione ulteriore per le ricerche su Google; le arricchirà e le renderà più versatili e dialogiche.
Bard, infatti, potrà essere integrato
“in una serie di altre piattaforme (siti, chat, applicazioni, sono già utilizzabili su Chrome attraverso una serie di estensioni) per avere sempre un amico molto intelligente e potenzialmente onnisciente al nostro fianco, pronto a colmare qualsiasi dubbio o, perché no, fare il “lavoro sporco” per noi.” scrive Simone Cosimi su Esquire.
Al momento Bard è stato rilasciato solo in una versione beta e riservata. Tra gli italiani che al momento lo hanno potuto testare c’è Vincenzo Cosenza, marketing consultant e divulgatore sui temi dell’ecosistema digitale.
A Giornalettismo Cosenza ha raccontato le sue prima impressioni: “
Bard, in ogni caso, è sicuramente più aggiornato di ChatGPT – continua Cosenza -. Riesce a darti delle risposte su avvenimenti più recenti, al contrario del suo competitor. In più, per ogni risposta, c’è un collegamento al motore di ricerca di Google: se la risposta dell’AI non è stata soddisfacente, Google propone il vecchio metodo dei record di ricerca. Anche questo è un altro esempio di approccio cauto». In effetti, con questa mossa – sintetizzata in un semplice bottone che effettua uno switch da Bard al motore di ricerca – Google sta provando a spiegarci un concetto molto preciso: l’AI non può sostituire, almeno nelle intenzioni di Mountain View, il motore di ricerca in sé (cosa su cui, invece, Microsoft sta provando a osare di più, rendendo Bing – nei fatti – un motore di ricerca basato sull’AI). Bard vorrebbe dimostrare che l’intelligenza artificiale può essere utilizzata in maniera generativa. Mentre il messaggio che vuole far passare è quello di un utente che avrà sempre bisogno di un motore di ricerca tradizionale.”
Approfondimento >
Google ci sta andando davvero cauto con Bard