Avrà una nuova data: 8-9 novembre 2024
Avrà una nuova location: Trieste Convention Center
Avrà nuovi punti di vista.
Resterà però immutata la nostra solita passione.
Ci troveremo ancora una volta tutti e tutte insieme per condividere idee, emozioni, creatività. Ragioneremo su come immaginare il nostro futuro, dentro e fuori la Rete.
Da oggi, quindi, inizia la maratona che ci condurrà verso questa edizione 2024 e che, noi ci crediamo fortissimo, sarà un’edizione davvero innovativa.
Tutti gli aggiornamenti potrai trovarli in questo spazio e, ovviamente, sui nostri canali social; cercaci così - @paroleostili - su tutte le piattaforme.
Spesso parliamo di odio in Rete e di episodi anche gravi che accadono,
non ultimo il caso della morte della ristoratrice.
Siamo abituati a discuterne, ma è quando capitano a persone che si spendono quotidianamente e con competenza per la Rete (e a cui vogliamo bene) che restiamo ancora più basiti.
E dispiaciuti, ovviamente.
Stiamo parlando di Vera Gheno e di un brutto commento che ha lasciato in Rete. Un commento per il quale ha prontamente chiesto scusa, riconoscendolo come inappropriato. Ma le scuse e la consapevolezza dell’errore per molti utenti non sono bastate, e facilmente hanno dimenticato la passione e la competenza con cui Vera ha attraversato l’Italia parlando e scrivendo di consapevolezza digitale.
Per giorni ha ricevuto parole dure e violente… ahinoi lo sappiamo che le parole hanno conseguenze (come dice il principio numero 6 del nostro Manifesto), e a volte possono fare più male delle botte.
Essendo Parole O_Stili anche un po’ casa di Vera (nel 2017 ha partecipato in modo attivo e appassionato alla nascita del Manifesto), abbiamo voluto osservare il fatto da molto, molto vicino.
A scrivere per noi il prossimo capitolo, infatti, è stata proprio lei, in un viaggio tra emozioni, delusioni e “mea culpa” dove approfondisce l’episodio partendo da quanto
aveva già raccontato sul suo profilo Facebook.
“Sono un essere umano, e come tutti gli esseri umani, sbaglio”
di Vera Gheno
Qualche giorno fa, un attivista che ha dedicato il proprio profilo a ciò che sta accadendo nella striscia di Gaza ha fatto una storia su Instagram nella quale, brandendo uno dei miei libri, mi definiva una “intellettuale italiana inutile”. Questo perché, a suo dire, mi occuperei solo di “parlare di desinenze ai privilegiati” e, sempre a suo dire, non avrei detto una parola in “100 giorni di genocidio”.
È vero, sui miei social non troverete post che parlano della situazione in Palestina. Non perché io non abbia un’opinione su quello che sta succedendo, ma perché, molto tempo fa, ho fatto una scelta ben precisa: sui social, parlo solo di ciò che riesco ad approfondire, a studiare. E purtroppo, non riesco a dire cose intelligenti e informate su ogni tema. Piuttosto che contribuire in maniera disordinata e poco incisiva su una qualsiasi istanza, preferisco esprimere altrove le mie opinioni, in contesti nei quali l’immancabile discussione che segue un qualsiasi posizionamento può venire controllata meglio. È una scelta più o meno condivisibile, ma almeno spero sia chiaro che non nasce dal disinteresse per ciò che sta accadendo.
In seguito alle storie di questo attivista, un mio post, dedicato al libro postumo della mia amica Michela Murgia, è stato sommerso di commenti che andavano dal “mi fai vomitare” al “sei inutile”, “patetica”, “vergognati”, “codarda”, “schifosa sionista” eccetera.
Ho risposto come potevo alla maggior parte dei commenti, a volte spiegando, a volte replicando con un po’ di ironia, a volte anche con del sarcasmo. Questo martellamento è proseguito per 48 ore, con commenti che, a un certo punto, sono tracimati sotto altri miei post, e che hanno preso di mira anche la casella dei messaggi privati. All’ennesimo commento, in cui l’autore scriveva che io, in fondo, non rischio nulla con il lavoro che faccio, casomai “inciampare nel vocabolario”, considerato che nel 2023 ho passato fuori casa, per lavoro, più di metà del mio tempo, ho perso le staffe: ho risposto con un commento brutto, in cui ho dato l’impressione di essere la classica “barona” universitaria che minaccia un sottoposto (la persona in questione esplicita la sua affiliazione di dottorando di un ente universitario nella biografia), cosa che non sono né per status, né per indole.
Questo commento, come accade solitamente, è stato fotografato; privo del suo intorno, è ancora più brutto di quanto non lo fosse all’interno della discussione. Letto da solo, è indifendibile.
Vorrei, però, ricordare il contesto: lo scambio è avvenuto a valle di due giorni di serrato attacco di massa (di cui, nel caso vi interessasse,
potete leggere qui, che sta continuando; dopo due giorni così, che credo metterebbero a dura prova la calma e la pazienza di chiunque. Dopo due giorni di improperi, ho commesso un errore comunicativo. Non sono una supereroina, sono un essere umano, e come tutti gli esseri umani, sbaglio. Quello che stupisce è che, a fronte di un impegno che credo sia abbastanza visibile in giro (che piaccia o meno, è un'altra questione), a molte persone (persone che, più o meno, appartengono al mio schieramento culturale e politico) è, apparentemente, bastato un unico commento - decontestualizzato, ripeto - per iniziare, senza grossi problemi, quella che in gergo viene definita "
character assassination".
Centinaia di contenuti, digitati, scritti, registrati, stampati con cura e impegno, che magicamente scompaiono di fronte a un commento (brutto, stupido, fraintendibile, ma un commento). In tutto questo, se non mi faccio troppo toccare dai vari profili sconosciuti di gente su instagram che ci tiene a scrivermi, in pubblico e in privato, "idiota", "fai vomitare", "mi fai schifo" e via dicendo, capisco meno queste persone che, nominalmente, militano dalla mia stessa parte (magari non al millimetro, ma insomma, più o meno), alle quali non è venuto in mente nemmeno per un attimo di fermarsi e di chiedersi "ohibò, come le sarà venuto in mente di scrivere una cosa così orrenda?", o magari di chiedermelo: pubblicare un post su di me (senza informarmene, ovviamente) è forse anche più dispendioso che non contattarmi su uno dei tanti canali che sono a disposizione per farlo.
Si vede che i tempi erano maturi perché questo succedesse. E la cosa buffa è che ne parlo, ampiamente, in uno dei miei libri, L’antidoto. Parlo della deumanizzazione del "nemico", parlo del fatto che ci si aspetta che i personaggi pubblici siano "sferici" e perfetti, parlo di come tante persone amino partecipare ai moti collettivi di indignazione: "Infine, l’assolutismo e la mancanza di grigi non possono che portare anche a una grande aggressività nei confronti di chi si ritiene abbia sbagliato: si parte, lancia in resta, e si porta a termine una vera e propria lapidazione virtuale, senza aspettare, senza chiedersi se sia o meno il caso di agire come branco. Il problema, al di là dell’atto in sé, già sufficientemente violento, è che la condanna è talmente assoluta e inappellabile da non lasciare spazio nemmeno per una possibile confutazione."
Stavolta, pur conoscendo il meccanismo, il trattamento è toccato a me.
Le nuove "regole" per gli influencer
Del caso del pandoro di Chiara Ferragni
ne abbiamo parlato lo scorso lunedì, concentrandoci proprio sulla necessità di fare leva su regole e doveri deontologici per chi ha posizioni di responsabilità all’interno dei network digitali. Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha redatto delle linee guida per i content creator che hanno una base di follower che supera il milione e con un tasso di engagement superiore al 2%, con l'intento di uniformarli ai mezzi di comunicazione convenzionali.
Come scrive Il Post: “
A questi influencer sarà chiesto di rispettare regole sulla trasparenza della pubblicità, più rigidamente rispetto a quanto fatto finora perché con maggiori sanzioni: le multe previste dal Testo unico sui media audiovisivi arrivano a 250mila euro. Ci saranno poi maggiori obblighi sulla tutela dei minori (il Testo unico ha multe dai 30mila ai 600mila euro), di trasparenza societaria (dovranno essere «chiaramente individuabili e contestabili», dice l’AGCOM) e altri per esempio sulla rimozione e sull’adeguamento dei contenuti nel caso venisse loro richiesto. Insieme alle nuove linee guida l’AGCOM ha anche annunciato l’avvio di un «tavolo tecnico», cioè una sorta di commissione di esperti in materia, che avrà il compito di scrivere un codice di condotta specifico con le misure da applicare agli influencer con un seguito maggiore.”
Il testo delle linee guida però ha sollevato anche alcuni dubbi, partendo dalla stessa definizione di influencer per arrivare ai criteri con cui selezionare a quali personalità applicare queste regole.
Scrive Sky TG24, intervistando Domenico Giordano, spin doctor e consulente di comunicazione politica per Arcadia: “
ll tema di fondo non è tanto legato al fandom, cioè all’ampiezza della platea dei follower che segue un influencer, quanto alla sua capacità di generare polarizzazione e coinvolgimento [...] puoi avere anche un numero di follower contenuti ma dei contenuti con una carica di coinvolgimento elevata. [...] Se pensiamo al funzionamento dell’algoritmo di TikTok questo rapporto asincrono tra follower ed engagement è evidentissimo".
17 gennaio
ore 16.30
Per i docenti di ogni ordine e grado del Comune di Gardone Val Trompia, introdurremo il Manifesto della comunicazione non ostile e, attraverso le schede didattiche consultabili su #AncheIoInsegno, forniremo degli spunti utili all’attivazione di lavori di gruppo per le singole fasce d’età.