Cercheremo di essere semplici ed esplicativi.
Siamo su TikTok, all’interno della sezione LIVE, ovvero quella parte della APP dove trovi tutte le dirette video.
In questa sezione ci sono dei creator che in diretta interpretano, come se fossero delle performance artistiche, dei personaggi secondari dei videogiochi i quali vengono tecnicamente chiamati
Non-Playable Character; NPC, appunto.
I creator, proprio come se fossero all’interno di un videogioco, eseguono specifiche azioni e frasi in modo molto ripetitivo a seguito alle richieste degli utenti. Vogliamo dirla in modo davvero semplice, semplice? Il creator diventa una sorta di jukebox, pronto a eseguire a seguito di un comando.
Un esempio: una tiktoker si costruisce un catalogo di frasi e movimenti che ripete meccanicamente durante le trasmissioni Live su TikTok, su richiesta degli spettatori che le inviano dei regali. I regali sono una delle funzionalità messe a disposizione da TikTok (e anche da molti altri social media) per consentire ai creator di monetizzare i propri contenuti.
Adesso ti è più chiaro?
In caso contrario
ti consigliamo quest’altro video.
Questa tendenza è esplosa alcuni mesi fa grazie a
PinkyDoll, una creator canadese, anche se questa tipologia di contenuti arriva dalla Corea del Sud.
E mentre PinkyDoll è impegnata a ripetere compulsivamente frasi come “
Ice Cream So Good”, noi ci chiediamo perché contenuti di questo tipo hanno già raccolto oltre 14,1 miliardi di visualizzazioni. E se la premessa parte dal fatto che i creator stanno cercando di trovare nuovi modi per guadagnare con i loro contenuti, dall’altro c’è -
come spiega Marketing Espresso su Instagram - che anche gli utenti sono alla ricerca di:
- interazione sociale: durante le live, gli utenti possono entrare in contatto diretto con i creator, in quanto i contenuti del feed non bastano più
- desiderio di controllo: con l’invio di regali, si ha la possibilità di ottenere una risposta da parte del creator
- tormentone: le frasi e i gesti ripetuti non soltanto sono rassicuranti, ma possono essere utilizzati anche in altri contesti, online o offline.
In Italia, è ormai diventata una celebrità Giuliana Florio, una studentessa napoletana che vive a Amsterdam e che è stata la prima a iniziare a condurre le trasmissioni live NPC in lingua italiana. Le sue frasi caratteristiche sono «
O sacr cor e San Gennaro!», «
amma fa TikTok? E facimmelo buon!», «Grazie per avermi seguita» oltre al suono «
frrr rah» che è diventato anche una canzone su Spotify.
Quanto durerà ancora questo trend? Alcuni esperti lo considerano un fuoco di paglia (vi ricorda qualcosa il linguaggio in corsivo?), mentre per altri è soltanto l’inizio di nuove modalità che prevederanno sempre più la partecipazione degli utenti nella costruzione e realizzazione di contenuti per i social media. L’etimologia di due parole
Ci sono due parole che siamo sentendo sempre più spesso in questi giorni: antisemitismo e islamofobia. Tralasciando qualsiasi considerazione di altro tipo, vogliamo fare una riflessione sull’etimologia di questi due termini: un approfondimento, che è una risorsa preziosa per arricchire la comprensione del mondo e di come lo abbiamo interpretato fino ad oggi.
Antisemitismo
Con questo termine si intende esclusivamente l'ostilità nei confronti degli Ebrei. La parola è formata dalla radice greca ἀντἰ = anti che significa "contro" e Σημ = Semita, che indicava il gruppo di lingue semitiche, alle quali appartiene anche l'ebraico. Il termine venne coniato nel 1879 dal giornalista tedesco Wilhelm Marr, il quale aveva bisogno di una parola che suonasse scientifica e culturale per descrivere la crescente avversione nei confronti degli ebrei e che non fosse basata sulla religione.
Islamofobia
È una parola molto più recente che indica pregiudizio e discriminazione verso l'Islam come religione e verso i musulmani come credenti.
Da non confondersi con antislamismo, che invece indica l'opposizione alle dottrine e pratiche politiche che mirano alla creazione di uno Stato che trovi nella religione islamica i principi guida.
L’utilizzo del termine è ad oggi controverso ma è molto utilizzato dai media per raccontare questo specifico pregiudizio.
Approfondimento >
Dilaga l’odio e aumentano sia gli episodi antisemiti sia quelli contro i musulmaniIl Collins Dictionary ha eletto "
AI", l'abbreviazione di “
Artificial intelligence”, parola dell'anno per il 2023. Una scelta che è stata fatta dopo un’analisi del Collins Corpus, ovvero un database di oltre 20 miliardi di parole provenienti da materiali scritti, inclusi siti web, giornali, riviste e libri pubblicati in tutto il mondo. L'analisi ha considerato anche il linguaggio parlato proveniente dalla radio, dalla TV e dalle conversazioni quotidiane.
Oltre ad "AI", il Collins Dictionary ha incluso altri neologismi:
- "
Nepo baby", una frase usata per descrivere i figli di celebrità che hanno avuto successo in settori simili a quelli dei loro genitori
- "
Deinfluencing" o "
De-influencing", ovvero la pratica social di “mettere in guardia” i follower così da evitare determinati prodotti commerciali.
Te ne avevamo parlato in questo numero della newsletter.