Installazione di luci rosse e gialle che si riflette su parete di specchi, in un loop infinito

Skibidi boppy: dal trend deepfake alla sua imitazione

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21/07/25

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Ciao!
Questa settimana c’è stata una notizia che ha fatto parlare: l’Italia è uno dei Paesi chiamati a provare la nuova applicazione sviluppata dall’Unione Europea per verificare l’età degli utenti sulle piattaforme digitali. L’app, al momento ancora un prototipo, ha l’obiettivo di tutelare i minori da contenuti sensibili e proteggerli da rischi come l’adescamento e il cyberbullismo.
Un passo avanti importante, anche se non risolutivo, perché la protezione non può passare solo attraverso il controllo, ma ha bisogno di essere sostenuta dalla consapevolezza di ciò che accade dentro e fuori lo schermo. Ad esempio quando si sceglie spontaneamente di condividere foto o video sensibili, come nel caso del sexting.

Giovani, sexting e IA

Il sexting è lo scambio di immagini, video o messaggi sessualmente espliciti attraverso smartphone o piattaforme digitali. È una pratica sempre più diffusa tra gli adolescenti in Italia, spesso legata alla costruzione dell’identità, al desiderio di appartenenza o all’esplorazione della propria sessualità. Secondo i dati dell'Indagine Nazionale sugli stili di vita degli adolescenti, a cura del Laboratorio Adolescenza e dell’Istituto IARD, nel 2024 il 55% delle ragazze e il 52% dei ragazzi tra i 13 e i 19 anni ha inviato almeno una volta contenuti intimi al partner.
Si tratta di una pratica che intercetta molte delle tensioni tipiche dell’adolescenza, come la ricerca di sé, il bisogno di appartenenza e l’esplorazione dell’intimità. In un'età segnata da trasformazioni fisiche ed emotive, lo scambio di contenuti intimi può apparire come un modo per sentirsi più grandi e più visibili agli occhi degli altri, ma non sono da sottovalutare anche le pressioni dei pari, il desiderio di essere accettati e il bisogno di approvazione. Soprattutto all’interno di un contesto dove il confine tra pubblico e privato rimane sempre estremamente labile e confuso, quello che nasce come un gesto privato e volontario può facilmente uscire dal perimetro del consenso.
I ragazzi e le ragazze ne sono (almeno in parte) consapevoli. L’80% teme di compromettere la propria immagine, il 66% ha paura del revenge porn, e il 64% della diffusione incontrollata dei contenuti. Tra episodi di sextortion, ovvero situazioni in cui immagini private vengono utilizzate per estorcere o ricattare, o di video diffusi all’insaputa della vittima, il danno però non è solo reputazionale. Le conseguenze emotive e psicologiche possono essere gravi e durature.
L’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa in questo scenario ha aperto la strada a nuovi rischi. La diffusione di app accessibili a chiunque ha facilitato enormemente la creazione di deepfake erotici: immagini sessualmente esplicite false ma verosimili, costruite digitalmente inserendo volti di coetanei, compagne di classe o adulti noti su corpi nudi o in scene pornografiche. Contenuti che si diffondono con straordinaria facilità su chat, social e piattaforme di gaming, e che possono colpire chiunque. Nel 2024 il Garante per la protezione dei dati personali ha ricevuto le prime segnalazioni ufficiali relative a deepfake generati con IA per costruire materiale compromettente del tutto fittizio. Nello stesso anno, le denunce per revenge porn sono esplose, arrivando a 823: quasi tre volte quelle registrate nel 2023.
Tutti questi segnali parlano di un fenomeno in rapido aggravamento, che rende sempre più sottile il confine tra realtà e finzione. Oggi, non servono più contenuti espliciti reali per colpire qualcuno. Bastano un volto, un software e la volontà di ferire. Se fino a ieri il problema era la condivisione incontrollata, oggi c’è anche quello della creazione: immagini totalmente artificiali, ma capaci di distruggere la vita reale di chi vi è rappresentato.
In un ambiente digitale sempre più complesso, parlare di sicurezza online non può limitarsi alla protezione tecnica dei dati o alla rimozione dei contenuti. Piattaforme come Take It Down e PermessoNegato, sostenute da Meta, offrono assistenza gratuita e anonimato per chiedere la rimozione di immagini intime diffuse senza consenso. Le piattaforme stesse stanno introducendo anche nuove funzionalità per proteggere i più giovani, come la sfocatura automatica dei nudi nei DM o il blocco degli screenshot su Instagram. Ma non basta.
È sempre più urgente educare al rispetto, alla responsabilità, alla consapevolezza. Perché le parole — e le immagini — non rimangono mai solo online. Lasciano tracce, conseguenze e dolori reali. Coltivare una cultura del consenso, del rispetto e dell’empatia, capace di attraversare anche uno schermo, può essere la chiave per restituire alla rete la sua funzione più autentica: quella di spazio di relazione, e non di esposizione incontrollata.
Parole a Scuola, l’evento in collaborazione con l’Università Cattolica e l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo che si rivolge proprio alle persone che hanno il compito di accompagnare i più giovani e le più giovani (dentro e fuori la scuola), sarà un’occasione importante per parlare e confrontarsi anche su questo tema.
L’appuntamento è per il 18 ottobre.

Un trend

C’è un nuovo trend che spopola su TikTok e Instagram: video con centinaia di migliaia di visualizzazioni che propongono interviste tanto verosimili quanto incomprensibili a personaggi inesistenti, creati dall’Intelligenza Artificiale. Ad accomunarli, due parole che non voglio dire assolutamente niente ma che sono ormai universalmente riconosciute e conosciute: “Skibidi Boppy”. E, in alcune versioni, “Forza Napoli”.
La proliferazione di questi contenuti è iniziata con il rilascio di Veo 3, il nuovo modello di generazione video di Gemini, disponibile nella suite Google AI Pro, e ha portato alla nascita di un secondo trend, paradossalmente ancora più interessante perché, in questo caso, quelle che vengono mostrate sono persone in carne e ossa che imitano quelle generate dall’IA. Assurdità incluse.
Un ribaltamento perfetto, che racconta molto del nostro tempo e della contaminazione che si sta inevitabilmente creando tra umano e artificiale. Perché così come l’IA impara a replicare il nostro comportamento, anche noi riproduciamo i suoi codici, i suoi linguaggi e persino le sue, a volte esilaranti, interpretazioni. E ci divertiamo a farlo, dimenticando a volte l’importanza di essere in grado di distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. Ma se la creazione di contenuti diventa un gioco di specchi, cosa succede allo sguardo di chi guarda?

Una lettura

Chiara Galeazzi, autrice e speaker radiofonica, ha scritto un libro che ci riguarda da vicino. Si intitola Merdoni e racconta, con ironia e lucidità, la violenza verbale che si consuma ogni giorno online. Il punto di partenza è un esperimento sotto copertura, di cui lei stessa si è fatta protagonista, ma il vero tema sono le parole che usiamo per commentare, giudicare o attaccare sui social. Quelle che sembrano solo battute, sfoghi, opinioni personali, ma che spesso lasciano il segno. Una lettura che invita a guardarsi allo specchio e a domandarsi che cosa stiamo davvero dicendo, quando pensiamo di “dire la nostra”.

Vuoi entrare a far parte della squadra di Parole O_Stili?

Se hai risposto “sì” e sei una persona innamorata di questo progetto, allora c’è un’opportunità per te.Cerchiamo qualcuno con almeno cinque anni di esperienza e uno sguardo capace di tenere insieme visione culturale e capacità operativa. Una figura capace di progettare e guidare iniziative con aziende, enti e organizzazioni, trasformando valori e contenuti in progetti su misura; che sappia connettere le parole giuste con i contesti giusti, tenendo insieme visione culturale, impatto sociale e concretezza operativa.
La nuova persona si occuperà della strategia dei progetti, dalla costruzione del concept al coordinamento della comunicazione, dalla relazione con i partner al monitoraggio dei risultati. Sarà un punto di riferimento interno ed esterno: per il team, per le collaborazioni, per la narrazione pubblica.
Abbiamo bisogno di qualcuno in grado di ascoltare i bisogni e trasformarli in percorsi di senso, che abbia familiarità con il mondo della formazione, della comunicazione e delle istituzioni. E chi non smette mai di studiare, osservare, anticipare.
Se ti riconosci nelle nostre parole, invia il tuo CV a info@paroleostili.it: non vediamo l’ora di incontrarti!

Segnalazioni belle

Martedì 15 luglio, la nostra formatrice e pedagogista Barbara Laura Alaimo è intervenuta ai microfoni di Spiaggia Libera, su Radio 2. Insieme a Paolo Labati e Matteo Piano, ha commentato l’arrivo, in fase sperimentale, del prototipo di una app per la verifica dell’età sui social presentato dalla Commissione UE. Un tema cruciale che tocca la tutela dei più giovani, ma anche il delicato equilibrio tra controllo, educazione e responsabilità digitale.

Appuntamenti

Lunedì 21 luglio
Ore 17 |
Incontreremo online la popolazione aziendale di Strategic MP per il primo di una serie di webinar dedicati alla comunicazione consapevole. Questo appuntamento sarà l’occasione per approfondire il tema della comunicazione inclusiva, a partire dai principi del Manifesto della comunicazione non ostile. Attraverso esempi concreti, rifletteremo su come il linguaggio possa includere o escludere, aiutare a riconoscere stereotipi e bias, e contribuire a creare un ambiente di lavoro più rispettoso e attento alle differenze.
Martedì 22 luglio
Ore 10 |
Saremo al Tubificio del Friuli per due workshop rivolti a un gruppo di collaboratori e collaboratrici dell’azienda. Ogni incontro, della durata di due ore, alternerà una parte teorica, dedicata al progetto Parole O_Stili e al valore del linguaggio nelle relazioni, a un’attività di gioco di ruolo per stimolare empatia e consapevolezza. Questo momento segna l’avvio di un progetto più ampio, che porterà alla realizzazione di un manuale interno, pensato per orientare la comunità aziendale verso un uso del linguaggio più attento, rispettoso e consapevole nella comunicazione quotidiana.
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