Ciao!
Oggi concentriamo la nostra attenzione su
Twitter.
Già, il social con quell’uccellino blu che è nato nel 2007 e che qualche settimana fa è stato venduto (?) a Elon Musk per 44 miliardi di dollari.
Il miliardario americano, infatti, è al centro di un’intricata “
saga digital” che ha visto un gran chiacchierare di esperti e giornalisti e una grande frenesia in borsa. Ma partiamo con una premessa:
chi è Elon Musk.
Elon Musk è, innanzitutto,
l’uomo più ricco del mondo (usiamo proprio la dicitura “
uomo” e non “
persona” perché tra
i primi 10 al mondo non ci sono donne… ma questa è un’altra storia) che lo scorso aprile ha dichiarato di voler comprare Twitter per garantire a tutti la possibilità di esprimersi liberamente.
Ma
come scrive Il Post: «
Queste affermazioni hanno spinto vari osservatori a chiedersi che cosa intenda Musk con “libertà di espressione”, e soprattutto se abbia idea della grande complessità del tema discusso da decenni tra giuristi, esperti di comunicazione e politici, soprattutto per quanto riguarda i social network e più in generale Internet. Il concetto stesso di libertà di espressione varia moltissimo a seconda dei paesi e delle regole decise dai loro governi.Negli Stati Uniti la libertà di espressione è tutelata dalla Costituzione e viene prima di molte possibilità di limitazione, in molti paesi dell’Unione Europea le regole sono simili seppure con qualche vincolo in più, mentre nei paesi governati da regimi autoritari le possibilità di esprimersi liberamente sono molto limitate e vincolano anche i social network.[....] Salvo qualche eccezione, in Occidente la possibilità di esprimersi liberamente sui social network è stata mantenuta, lasciando alle aziende che li gestiscono il compito di moderare i contenuti e di assicurarsi che ciò che circola sulle loro piattaforme sia consentito dalla legge».
Dopo qualche giorno dalla sue dichiarazioni il Consiglio d’Amministrazione di Twitter ha accettato
la richiesta di acquisizione per una cifra pari a 44 miliardi di dollari. Subito Musk ha dichiarato che lavorerà per «migliorare il prodotto con nuove funzionalità, rendendo aperto l’algoritmo, eliminando i bot e verificando l’identità di tutti gli utenti». Ed è su quest’ultimo passaggio che la situazione si complica: l'identità degli utenti. Una settimana fa, infatti,
Musk ha bloccato l’acquisto perché vuol avere la certezza che gli account falsi e i bot siano meno del 5% degli utenti della piattaforma. Starai pensando “
Beh, una verifica facile in fondo, no?”, ma non lo è e lo spiega il CEO di Twitter: «
La vera difficoltà è che molti account che all’apparenza sembrano fasulli sono in realtà autentici. E alcuni degli account che fanno spam e che sono più pericolosi – perché causano più danni agli utenti – possono apparire del tutto autentici a prima vista».
Una spiegazione che non è piaciuta molto a Musk che l’ha commentata così, proprio su Twitter: