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La prima edizione del
Digital Detox Festival si terrà
dal 20 al 22 giugno 2025 a Sauris, un suggestivo borgo montano situato a 1.400 metri di altitudine nelle Alpi Carniche, in Friuli Venezia Giulia.
Cos’è il Digital Detox Festival
Il festival è un’occasione per spegnere smartphone, tablet e computer e riaccendere ciò che conta davvero: il respiro, il silenzio, il contatto umano, la natura. È un momento di sospensione consapevole, in cui i partecipanti possono rallentare il ritmo frenetico imposto dalla tecnologia e riconnettersi con il proprio benessere psicofisico.
L’evento è gratuito e si articola su tre giorni ricchi di attività:
- Oltre 40 speaker tra filosofi, scienziati, monaci e esperti di benessere digitale, come Alessio Carciofi (direttore artistico), Massimo Polidoro, Lama Michel Tulku Rinpoche, Maria Elena Viola, Andrea Colamedici e Maura Gangitano.
- Talk, dibattiti e incontri che affrontano temi come l’iperconnessione, la salute mentale, il rapporto tra lavoro e digitale, con un focus particolare sulle nuove generazioni e la generazione Z.
- Esperienze pratiche quali yoga al risveglio, camminate nella natura, bagni di foresta, meditazione sull’acqua e mindful eating, pensate per favorire la presenza e la consapevolezza nel qui e ora.
- Musica, rituali e momenti di silenzio rigenerante, per vivere un’immersione totale in un contesto naturale unico.
Perché Sauris?
Sauris è molto più di una location: è un luogo che “cambia il ritmo”. Qui il telefono perde campo, il rumore si attenua e il tempo rallenta, creando le condizioni ideali per un vero detox digitale. La natura incontaminata, i boschi, i laghi e i cieli limpidi diventano strumenti potenti per ritrovare equilibrio e autenticità.
L’evento è organizzato dalla Rete d’imprese Sauris-Zahre, con il contributo del Ministero del Turismo e il patrocinio della Commissione Europea, del Parlamento Europeo, di UNICEF, PromoTurismoFVG e del Comune di Sauris, a testimonianza della rilevanza e dell’impatto culturale e sociale del progetto.
L’idea e la direzione artistica
Il festival è ideato e curato da Alessio Carciofi, docente universitario, autore e consulente aziendale, pioniere in Italia del digital detox. La sua esperienza personale e professionale ha dato vita a un approccio che unisce rigore scientifico, neuroscienze e pratiche di presenza, con l’obiettivo di promuovere un benessere digitale consapevole e sostenibile. Ed è lui l’ospite speciale di questa settimana, che abbiamo intervistato proprio per parlare del Digital Detox Festival.
La notifica continua, il feed infinito, il bisogno costante di aggiornarsi.Siamo sempre più aggiornati e aggiornate ma a che prezzo?
Lo dicono gli studi scientifici, lo conferma il concetto dell’economia dell’attenzione teorizzata dal premio Nobel Herbert Simon: più aumentano gli input, più diminuisce la nostra capacità di attenzione. E, paradossalmente, più riceviamo informazioni, meno riusciamo a trasformarle in vera conoscenza.
È questo il cortocircuito in cui viviamo ogni giorno. E non è solo una questione di distrazione. Il prezzo che paghiamo per essere connessi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, è molto più profondo: ci stiamo lentamente allontanando da noi stessi, dai nostri rapporti, dal senso stesso delle cose.
Siamo diventati abilissimi a essere presenti online, molto meno a esserlo nella vita reale. La sfida, quindi, non è rinunciare alla tecnologia, ma restare umani, trovare equilibrio, profondità. Aggiungere umanità, non sottrarre schermi.
Il web è per noi una risorsa importante ma com’è possibile in questo contesto integrarlo al meglio nelle nostre vite, così da farci aiutare dalla tecnologie e non farci dominare?
Questa è ormai una vera e propria competenza. Una capacità che va costruita, allenata, coltivata nel tempo. Non nasce spontaneamente: come tutte le competenze, ha bisogno di momenti dedicati. Serve creare delle “Stazioni di beatitudine”, per citare James Hillman. Momenti in cui fermarsi e allenarsi a gestire l’uso consapevole della tecnologia.
Non si tratta di contrapporre uomo e tecnologia, né di alimentare polarizzazioni. Il punto non è scegliere tra “sì tech” o “no tech”, ma imparare a convivere. La tecnologia, da sempre, rappresenta uno “spauracchio” per l’umanità ma oggi è molto più pervasiva e trasversale.
Per questo la competenza digitale deve essere diffusa e accessibile, dai bambini agli adulti. Il DigComp 2.2, il quadro europeo delle competenze digitali del cittadino, lo dice chiaramente: il benessere digitale è parte integrante dell’alfabetizzazione contemporanea.
Ed è proprio da qui che nasce il Digital Detox Festival: da una visione che vuole mettere al centro la persona, riunire istituzioni, esperti, cittadini per dire insieme che se non investiamo nel nostro benessere digitale, finiremo per subirlo. Un tempo si scriveva “ottima conoscenza del pacchetto Office” nel CV. Forse oggi è il momento di aggiungere “competenze umane aggiornate”.
Qual è l’urgenza culturale che ha spinto a creare il Digital Detox Festival? La necessità nasce da una realtà sotto gli occhi di tutti: il diritto alla disconnessione nel lavoro, i bambini che crescono con uno schermo in mano, il senso di isolamento che tocca adolescenti ma anche persone over 75. È un’urgenza trasversale. Basta aprire un giornale e vedere che la preoccupazione è ovunque.
Ma non basta dire “togliete il cellulare ai ragazzi e alle ragazze”. Serve qualcosa di più sostenibile che ci spieghi quali altre strada poter percorrere. Serve educare al dialogo, alla relazione, all’equilibrio. Aiutare i genitori a costruire ponti, non muri. Fornire strumenti reali a chi ogni giorno prova a fare del proprio meglio, anche con le sue “paturnie”.
Il nostro obiettivo è dare risposte concrete. Il programma del Festival ruota attorno a tre assi principali:
- adolescenza
- mondo del lavoro
- impatto della tecnologia sul benessere.
Chi sceglierà di venire al Digital Detox Festival che evento si troverà a vivere?
Sarà un evento intimo, fuori dagli schemi. Niente aule, ci incontreremo sui prati, a contatto con la natura: lì dove si può tornare a guardarsi negli occhi e ascoltarsi davvero.
Avremo oltre 40 speaker, ma non è questo il cuore dell’esperienza. Abbiamo scelto Sauris — un piccolo borgo di 400 abitanti — proprio per il suo valore simbolico. Perché vogliamo rispettare chi ci ospita, ma anche costruire un ambiente umano, autentico, accogliente.
Sarà possibile mangiare insieme, parlare con autori e ospiti, scambiarsi idee e storie in un clima informale. Perché questo Festival non è pensato per migliaia di partecipanti, ma per chi vuole davvero prendersi una pausa consapevole. Un momento per rallentare, riflettere, ricominciare.