Ciao,
esattamente un mese fa ti raccontavamo di ChatGPT
(se non ti ricordi recupera qui), di cos’è e di come funziona.
Ma di intelligenza artificiale non ne abbiamo ancora parlato abbastanza, perché il dibattito è sempre molto animato e perché le novità si rincorrono giorno dopo giorno. Proprio alcuni giorni fa, infatti, l’azienda OpenAi
ha annunciato il rilascio di una versione più aggiornata di ChatGPT. Pare ancora più impressionante.
Quello che vogliamo fare oggi però è un piccolo passo indietro, e capire quando nasce la parola “
intelligenza artificiale”, come è stata concepita all’inizio e quali sono state le menti che ne hanno definito i primi concetti di base.
Ci aiuta in questo percorso lungo ma affascinante Annamaria Testa che, con la sua sapiente penna e la grande capacità di organizzare informazioni complesse, ci racconta “
La lunga strada dell’intelligenza artificiale”.
È un pezzo molto recente che Testa ha scritto per Internazionale. Ti lasciamo qui alcuni passaggi ma l’invito è di immergerti nella
lettura del testo completo.
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Il termine intelligenza artificiale appare per la prima volta nel 1956, quando l’informatico e scienziato cognitivo americano John McCarthy lo conia in occasione di un seminario estivo presso il Dartmouth College. Il seminario dura due mesi. Nel gruppetto dei partecipanti ci sono scienziati cognitivi, informatici, fisici, matematici, ingegneri. C’è Claude Shannon, padre della teoria dell’informazione. C’è Herbert Simon, che anni dopo vincerà il Nobel. La Dartmouth conference viene considerata il momento fondativo dell’intelligenza artificiale intesa come nuovo campo di studi.Non dimentichiamo però che ancora prima, nel 1943, il neurofisiologo Warren McCulloch e il matematico Walter Pitts (ricordiamoci di questi due nomi: li ritroveremo) teorizzano la possibilità di creare un sistema neurale artificiale, capace di eseguire operazioni logiche e di imparare.”
[...]
“
Se in precedenza i progressi dell’Ai sono stati oggettivamente lenti, dal 2012 in poi tutto accelera, e tanto. Questo succede essenzialmente per due ordini di motivi.In primo luogo, e sotto il profilo quantitativo, continua ad aumentare in modo esponenziale la potenza di calcolo. Grazie alla diffusione di internet, aumenta enormemente anche la quantità di dati disponibili per l’elaborazione.Continua ad aumentare, infine, il grado di comprensione che i neuroscienziati cognitivi hanno del funzionamento del cervello umano sul quale l’Ai è tornata nuovamente a modellarsi.”
Se vogliamo analizzare il fenomeno guardando ai numeri ci accorgiamo che “
Se nel 2015 si investiva un dollaro in aziende che sviluppano tecnologie legate all’intelligenza artificiale, nel 2021 se ne sono investiti 7. Si tratta di un incremento del 633,3% nel giro di sei anni.”
come scrive IlSole24Ore.
Ovviamente a fare da padroni in questo scenario sono gli Stati Uniti, dove si concentrano la maggior parte di aziende e le principali ricerche. In Italia come siamo messi in tema di intelligenza artificiale?
Secondo un’analisi di Agenda Digitale in Italia siamo principalmente basate nello sviluppo di Ai dedicate all’ambito aziendale, ovvero B2B.
Ad esempio, la nostra eccellenza si concentra nel settore assicurativo oppure bancario, mentre molto abbiamo ancora da imparare nel comparto manifatturiero o della salute.
Approfondisci >
Come l’intelligenza artificiale procede in Italia: i diversi settoriNella nostra quotidianità dove incontreremo sempre più spesso le intelligenze artificiali? Semplice, le avremo nelle nostre mani; ovvero sugli smartphone.
Ci racconta cosa accadrà Wired in questo approfondimento dal titolo:
Come sarà lo smartphone del futuro