Anche i 27 Paesi dell’Unione Europea andranno al voto per eleggere i membri del nuovo parlamento e, come forse hai notato, in Italia il clima si sta scaldando. Siamo in piena campagna elettorale e la corsa
all’ultimo spot e all’ultimo post è già iniziata.
È proprio di politica e comunicazione che vogliamo parlare in questo numero (più avanti c’è anche un’intervista esclusiva). Per farlo iniziamo da una parola utile a spiegare com’è cambiato nel corso di questi ultimi 20 anni il dialogo dei rappresentanti della politica con gli elettori e le elettrici.
La parola è “disintermediazione”.
Spieghiamola facile.
Tradizionalmente, i politici comunicavano attraverso i media “classici”: giornali, televisioni e radio. Questi media agivano, appunto, come intermediari, interpretando, filtrando e diffondendo i messaggi politici. Con l’arrivo dei social media e di internet, lo scenario è cambiato totalmente, in parte positivamente e in parte negativamente. Positivamente perché la società civile ha avuto la possibilità di interagire in modo diretto con la politica, creando un dialogo più immediato e vicino. Negativamente perché senza l’analisi e la contestualizzazione delle informazioni fornite dai giornalisti, i messaggi della comunicazione politica non soltanto risultano meno approfonditi ma possono essere più facilmente manipolabili.
Un esempio? Un politico o una politica affermano con un roboante post sui social che, grazie al loro operato, la disoccupazione si è ridotta drasticamente.
In questo caso il ruolo del giornalismo (l’intermediario, quindi) è quello di controllare che la comunicazione data sia vera o falsa, e quindi analizzare i dati diffusi dal politico o dalla politica di turno, il fact checking.
Senza questa intermediazione il cittadino o la cittadina hanno meno strumenti e possibilità di verificare che tutto quello che viene loro detto corrisponda alla verità.
Fact checking // È il processo di verifica delle informazioni per confermarne l'accuratezza e la veridicità prima della loro diffusione
E il linguaggio della politica? Com’è cambiato? Il linguista Michele A. Cortelazzo lo racconta nel libro
"La lingua della neopolitica. Come parlano i leader", edito da Treccani,
il quale intervistato da Rai News spiega che:
“Fratelli d'Italia e la sua leader Giorgia Meloni fanno largo uso di lessico valoriale: "coerenza", "coraggio", "fiducia", "fierezza", "orgoglio", "serietà"; o di parole recuperate come "patria" e "nazione", "sovranismo" e "sovranità" (anche alimentare), "bonifica" e l'anglismo più famoso, "underdog".Il Partito democratico, scrive il linguista, dopo la 'verve' di Luigi Bersani, ha vissuto un deficit di specificità lessicale con Enrico Letta ("cacciavite", "occhi di tigre", "front-runner") risvegliandosi con Elly Schlein: "capibastone", "cacicchi", "vento della destra", "vittimizzazione secondaria" ed "esternalizzazione" restano impressi.
Il Movimento 5 stelle è più orientato, sostiene il linguista dell'Università di Padova, "alla volgare eloquenza e alla denigrazione dell'avversario": dal "vaffa" di Beppe Grillo alla "mangiatoia" soppiantata dalla "pacchia", da "manine" che cambiano i provvedimenti approvati al "reddito di nullafacenza" o alla "pigranza".
La Lega di Matteo Salvini, afferma Cortelazzo, "sembra affetta da bulimia comunicativa", con parole come “europirla", "sbruffoncella", "ruspa", "giornaloni", "intellettualoni", "professoroni", "rosiconi" o "zecche".
Il Terzo Polo vede in Matteo Renzi, sottolinea il professor Cortelazzo, "un abile oratore e diffusore di parole" come "rottamazione", "professoroni" e "rosiconi" (poi adottati da Salvini) e soprattutto "gufi". A Carlo Calenda si deve "bipopulismo".”
Se ci concentriamo su questa campagna elettorale in corso, secondo la ricerca condotta da Social Data per il Foglio scopriamo che la parola più utilizzata sui social da Fratelli d’Italia è “sinistra” seguito dagli aggettivi “italiani”.
“
La comunicazione digitale dei partiti politici italiani tende a rivolgersi principalmente al proprio elettorato di riferimento",
conferma al Foglio Luca Ferlaino, partner di Social Data "
In questo inizio di campagna elettorale non c'è più l'ambizione di parlare all'intero paese, ma piuttosto di coinvolgere i propri follower, trasformandoli in moderni volontari digitali. L'obiettivo – conclude l'analista – è che questi ultimi condividano e amplifichino i messaggi dei partiti sulla rete".
“Sembra che i partiti non cerchino voti ma like come se gli elettori fossero incalliti chattari”. Aldo Grasso
Se l’impressione che abbiamo in questi giorni è che i politici sui social parlino moltissimo di elezioni europee, l’analisi fatta negli ultimi 30 giorni da DeRev, che ha monitorato i contenuti di Facebook, Twitter e (in misura minore) Instagram, ci racconta un’altra storia: le elezioni sono un argomento trattato raramente e vi è una notevole differenza di interesse tra i partiti maggiori e quelli minori.
Riporta Emanuele Capone su La Repubblica:
“Fra il 25 aprile e il 20 maggio, Renzi ha dedicato il 61% dei suoi post non sponsorizzati al voto di giugno, Calenda ha toccato il 60% e Conte (che nemmeno è candidato) è arrivato al 56%. All’estremo opposto ci sono Salvini (solo il 22% dei post è sulle Europee), Schlein (21%), Tajani (20%, cioè appena 1 post ogni 5) e Meloni (appena il 17%, nonostante che la premier sia candidata)”. Oltre alla grande quantità di contenuti generati dai rappresentanti politici, nelle ultime settimane è emerso un ulteriore ostacolo che limita la possibilità dei cittadini di informarsi sui social media.
Lo scorso febbraio, infatti, Instagram ha comunicato agli utenti che non avrebbe più dato visibilità ai post politici provenienti da account che non seguivano già. Lo stesso criterio è stato applicato anche su Threads, il social di Meta simile a X. Nella sezione "Privacy", infatti, è stato introdotto un pulsante, attivato di default, che "limita i contenuti di natura politica". Per continuare a vedere questi contenuti, gli utenti devono essere a conoscenza di questo cambiamento (cosa non scontata, visto che la comunicazione non è stata chiara e trasparente), sapere che possono disattivare questa opzione e, infine, scegliere di farlo.
Lo sapevi? Se la risposta è negativa e vuoi ricevere informazioni su contenuti politici segui questi semplicissime istruzioni: vai sul tuo profilo, clicca il menù delle impostazioni (l'icona in alto a destra con le tre righe), scorri in basso fino a “Contenuti suggeriti”, clicca e apri “Contenuti di natura politica”. A questo punto cambia le impostazioni con “Non limitare i contenuti di natura politica delle persone che non segui”.
Abbiamo voluto fare una riflessione più approfondita sulla situazione della comunicazione politica in Italia insieme a Giovanni Diamanti, socio cofondatore di Quorum e YouTrend. Ha curato diverse campagne elettorali in tutta Italia, tra cui quelle di Beppe Sala, Nicola Zingaretti, Vincenzo De Luca e Dario Nardella. Ospite frequente di Rai News 24 e dei programmi di approfondimento di Rai e La7.