Ciao!
Iniziamo questa newsletter facendo un piccolo passo indietro, esattamente di due giorni, e torniamo al 17 febbraio, data in cui sono successe due cose.
Il compleanno del Manifesto della comunicazione non ostile.
Sono passati 7 anni da quel 17 febbraio 2017, quando a sottoscriverlo ufficialmente per la prima volta c'era Gianni Morandi.
Dopo tanto tempo, la community che sostiene e supporta il decalogo è composta da centinaia di migliaia di uomini e donne che credono che la comunicazione debba essere innanzitutto ascolto ed empatia.
Esatto, tu sei parte di questo angolo di bellezza e noi siamo orgogliosi di averti al nostro fianco.
Azioni semplici ma concrete per continuare a diffondere i principi del decalogo?
- Scaricali e condividili.
- Portali in classe. Se sei una/un insegnante, più avanti ti lasceremo tutti i link alle schede didattiche per lavorare insieme ai tuoi studenti.
È diventato esecutivo il
Digital Services Act, ovvero il regolamento dell'Unione europea per modernizzare e ampliare la Direttiva sul commercio elettronico, una normativa ormai troppo datata (2000).
Non avere paura, non ti parleremo di numeri di leggi, commi e clausole, ma vogliamo raccontarti l’importanza e il valore di questa nuova legge europea che salvaguarda noi utenti in relazione a contenuti illegali, alla pubblicità trasparente e alla disinformazione.
Quante volte usiamo servizi digitali durante le nostre giornate?
Tante, tantissime. Li usiamo per comunicare con i nostri amici (vedi i social network), per fare acquisti, per ordinare cibo, per trovare informazioni di qualsiasi tipo, per guardare film o ascoltare musica, ecc…
In questa nostra vita “onlife”, quindi, abbiamo tantissimi vantaggi, reperiamo tutto con più facilità e velocemente. Accanto a questi miglioramenti, però, ci sono moltissimi rischi legati, a esempio, alla diffusione di contenuti illegali, alla lesione dei diritti fondamentali, alla discriminazione, alla sicurezza pubblica e dei minori, alla democrazia, alla violenza, al benessere mentale e fisico. Insomma, abbastanza affinché ci siano delle leggi che ci tutelino in ogni aspetto del nostro utilizzo dei servizi digitali.
Qual è l’obiettivo del Digital Services Act?
Secondo la Commissione Europea quello di:
- Creare uno spazio digitale più sicuro in cui siano tutelati i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali
- Creare condizioni di parità per promuovere l'innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo che a livello globale.
Un obiettivo molto difficile da perseguire, che deve saper bilanciare la tutela degli utenti, la difesa dei diritti, la concorrenza e lo stimolo all’innovazione.
Chi è coinvolto?
È una legge che riguarda principalmente gli intermediari e le piattaforme online. Un esempio concreto? E-commerce, social network, piattaforme di condivisione di contenuti, app store e piattaforme di viaggio e alloggio online.
Nello specifico sono coinvolte sia le piccole-medie imprese, ma soprattutto le
piattaforme online di dimensioni molto grandi e i motori di ricerca, che sono in tutto 19: X (ex Twitter), TikTok, Instagram, Wikipedia, Zalando, AliExpress, Amazon, Apple AppStore, Bing, Booking, Facebook, Google Ricerca, Google Play, Google Maps, Google Shopping, LinkedIn, Pinterest, Snapchat e YouTube.
Cosa cambierà per gli utenti?
Per i privati cittadini cambierà molto poco nel quotidiano della navigazione, ma aumenteranno le tutele nella protezione dei dati e verranno precisati alcuni adeguamenti nella stipula dei contratti di fornitura dei servizi, già introdotti negli ultimi anni.
Cosa dovranno garantire le aziende dopo il DSA?
Tra le tante indicazioni ci sono quattro temi che ci stanno particolarmente a cuore e che sono
riassunti bene in un articolo di Wired.
> Pubblicità
Il DSA impone di non mostrare annunci profilati su orientamento sessuale, religione, simpatie politiche o altri dati sensibili, blocca quelli personalizzati ai minori. Inoltre, permette agli utenti di scoprire perché vedono una pubblicità o di sapere chi la finanzia in modo trasparente.
> Trasparenza degli algoritmi
Sarà obbligatorio mettere a conoscenza gli utenti sui meccanismi che regolano le funzioni di filtro, profilazione e di organizzazione dei contenuti.
Questo per dare alle persone la libertà di stabilire in autonomia la rilevanza di un'informazione e navigare in modo consapevole nel mondo delle vendite online.
> Fake news
Contrasto ai contenuti violenti, illegali e alle fake news.
Per i social media questo vuol dire un maggior controllo sui contenuti violenti e falsi, una tempestiva rimozione e una semplificazione dei percorsi di segnalazione dei contenuti ritenuti non appropriati. Mentre, per le piattaforme di ecommerce, si traduce in una caccia a recensioni false e prodotti vietati.
> Salvaguardia dei minori
Con il DSA ci saranno:
- Limitazioni sull’uso dei dati personali dei minori e verifica dell’età per la navigazione.
- Protezione e misure più rigorose per rimuovere contenuti nocivi, come la pornografia infantile o l’incitamento all’odio o il cyberbullismo.
- Potenziamento degli strumenti per il controllo da parte dei genitori dell’attività online dei figli.
- Divieto di pubblicità mirata nei confronti dei bambini.
Quali sono le sanzioni per le aziende ?
Si rischiano multe fino al 6% del fatturato annuale e fino al 5% dei ricavi medi quotidiani per ogni giorno di ritardo nell'applicazione delle contromisure richieste.
Concretamente come migliorerà quindi la nostra esperienza online?
- Vinted ha già ridotto del 25% il documento “Termini e condizioni“ in cui è spiegato cosa si può vendere e cosa è vietato, come fare reclamo e che documenti conservare.
- Wallapop ha introdotto la possibilità di verificare le regole d’uso del servizio e come vengono mostrati gli articoli, quali sono vietati o illegali, e ha messo a disposizione gli strumenti per le segnalazioni qualora venissero riscontrate delle violazioni.
- Idealista introdurrà nuovi strumenti di apprendimento automatico per identificare gli annunci che conterranno contenuti xenofobi, razzisti o insulti, in modo da rimuovere, attraverso parole chiave specifiche, i contenuti e i commenti che potrebbero violare la legge.
È la strada giusta?
È la domanda finale che ci poniamo e la cui risposta l’ha data la nostra Presidente,
Rosy Russo, ad Antonio Palmieri su EconomyUp: “
Come tu dicevi durante la tua attività parlamentare, una legge vale non solo per il suo contenuto, ma anche perché fa cultura, propone una visione di società e individua delle priorità. In questo senso il Digital Services Act è importante perché indica il principio che le piattaforme non possono disinteressarsi di quanto avviene online nei confronti dei più piccoli. Questa attenzione noi l’abbiamo iniziata molto prima di questa norma, promuovendo “dal basso” il Manifesto della comunicazione non ostile e andando nelle scuole a incontrare insegnanti e studenti. Un impegno che proseguiremo con ancora più convinzione e forza, adesso che anche le istituzioni hanno iniziato a impegnarsi concretamente.”
Sempre nell’articolo Stefano Pasta, docente e componente del CREMIT (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica), aggiunge:
“È la strada giusta per il contrasto dell’hate speech. La priorità rimane promuovere l’educazione degli "spettatori" – fruitori e produttori di contenuti digitali al tempo stesso – al pensiero critico e alla responsabilità, intesa come capacità di valutare la conseguenza delle proprie azioni nel digitale.” .