Quando i ragazzi digitano “sex” nella barra di ricerca: perché i minori vedono pornografia online | Parole O_Stili
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Quando i ragazzi digitano “sex” nella barra di ricerca. Perché i minori vedono pornografia online.

18/06/25

Che cosa succede davvero quando un ragazzo o una ragazza digita la parola “sex” nella barra di ricerca? Perché i minori vedono pornografia online così presto, spesso senza filtri né guide adulte? Dove imparano — se lo fanno — a parlare di corpo, desiderio e consenso? L’indagine realizzata da Webboh Lab — il primo osservatorio permanente dedicato alla Generazione Z, nato dall’incontro tra la community Webboh e l’istituto di ricerca Sylla, per Parole O_Stili — ci offre uno sguardo approfondito e spesso sorprendente su questi temi delicati e fondamentali.
Educazione sessuale: un vuoto che pesa
Il dato più emblematico riguarda la fonte primaria di informazione sessuale per i giovani: il 52,2% degli intervistati dichiara di apprendere più da Internet che dalla scuola (37%). Quando si trovano di fronte a un dubbio o a una domanda, più della metà (52,7%) corre subito online alla ricerca di risposte, mentre solo il 27,8% si rivolge ai genitori e appena il 9,4% cerca il confronto con un medico o un consulente specializzato. Questo spostamento verso il web trasforma in scroll frenetici di siti e piattaforme, spesso senza filtri né guida e ci dice che i minori vedono pornografia online non solo per curiosità, ma anche per colmare un vuoto educativo.
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Pornografia: una scoperta precoce e dai risvolti complessi
L’accesso alla pornografia avviene in età sempre più giovane e con modalità diverse tra i sessi. Tra i ragazzi di 16-19 anni, il 40,3% dei maschi dichiara di consumare regolarmente contenuti pornografici, contro il 18,4% delle femmine. La scoperta per i maschi avviene soprattutto tramite gli amici (75,2%), mentre le ragazze tendono ad arrivarci da sole, navigando sul web (73,8%).
Nonostante questa esposizione precoce, i giovani mostrano una certa lucidità: oltre il 75% teme il furto di dati o l’hackeraggio legati alla navigazione su siti porno, mentre il 70% riconosce che la pornografia influenza le loro aspettative sul sesso e sulle relazioni, assegnando a questo impatto un voto medio di 6,69 su 10. In particolare, le ragazze percepiscono con maggiore intensità la distanza tra la realtà e gli scenari spesso fasulli e stereotipati rappresentati nei video.
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Una generazione vigile ma sola
Il tema della sicurezza digitale è sentito come “fondamentale” dal 78,1% dei giovani, che ormai controllano con attenzione ciò che pubblicano per paura di revenge porn: quasi uno su due ammette di fare un doppio controllo prima di condividere contenuti personali. Ma nonostante questa consapevolezza, il dialogo con gli adulti resta fragile. Il 73,5% dei ragazzi parla con i genitori, ma solo il 14,8% si sente sempre ascoltato, mentre l’11,6% dichiara di non esserlo mai. Inoltre, il 63,4% è convinto che gli adulti non comprendano davvero la loro vita digitale, creando un ulteriore muro di incomunicabilità.
OnlyFans: tra curiosità e opportunità economiche
Il fenomeno OnlyFans è noto al 76,7% dei giovani, e il 17,1% lo considera una possibile opportunità di guadagno. Tuttavia, il giudizio morale resta sospeso: la liceità di usare la piattaforma per fare soldi riceve una media di 6,34 su 10, mentre il fastidio all’idea che un amico possa pagare per contenuti hard si attesta a 5,89 su 10. Questo riflette un atteggiamento ambivalente, che oscilla tra curiosità, pragmatismo e qualche riserva etica.
Perché i minori vedono pornografia online?
Questa indagine ci dice chiaramente che i ragazzi e le ragazze non cercano censura o giudizi severi, ma adulti capaci di ascoltare senza pregiudizi. Il consumo di pornografia in età precoce non sparirà con un semplice clic, ma la sua presa può essere indebolita se allarghiamo il campo dell’educazione affettiva, introducendo un linguaggio più aperto, inclusivo e consapevole. Ogni percentuale rappresenta una persona in carne e ossa, che chiede parole oneste, spazi sicuri e alleanze reali.
Scegliere di parlare di questi temi — a scuola, in famiglia, online — non è un gesto banale: è piantare semi per il futuro. Perché senza un linguaggio che accoglie e accompagna, la rete rischia di diventare un deserto arido, e sappiamo bene che il deserto non nutre nessuno.
Approfondimenti
Sul tema perché i minori vedono pornografia online abbiamo intervistato anche Lilly Gruber [Leggi l'intervista], che ha proprio alcuni mesi fa ha scritto un libro sul tema: “Non farti fottere”.
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