Come è nata la parola
La creazione di “Netily” è stata il risultato di un lavoro collettivo e intergenerazionale: oltre 400 partecipanti tra studenti, docenti, dirigenti scolastici, professionisti e personalità delle istituzioni e del giornalismo si sono confrontati in tavoli di lavoro per inventare una parola capace di rappresentare le aspirazioni e i valori del futuro. L’obiettivo era dare forma, attraverso il linguaggio, a una nuova idea di comunità e di legame sociale.
A cosa serve una parola come Netily
“Netily” serve a descrivere e legittimare una realtà sociale già esistente: quella delle reti di supporto e affetto che ognuno costruisce liberamente, al di là dei legami di sangue, quelli che non hanno bisogno di un cognome comune per essere vere.
È una parola che valorizza l’importanza della scelta nelle relazioni, il diritto di costruirsi una “famiglia” su misura fatta di persone che si sostengono reciprocamente, condividendo valori, esperienze e quotidianità. Quelle famiglie che ci tengono in piedi, che ci fanno sentire meno soli, che diventano casa anche se non la chiamiamo così.
Netily diventa così un simbolo di inclusione, rispetto, diversità e speranza, offrendo un nuovo vocabolario per descrivere le comunità affettive contemporanee e il bisogno di reti solidali in una società sempre più fluida e interconnessa.
Significato sociale
L’introduzione di “Netily” risponde al desiderio di riconoscere e valorizzare tutte quelle forme di legame che nascono dalla libera scelta, superando i confini tradizionali della famiglia. È una parola che invita a riflettere sul potere del linguaggio nel plasmare la realtà e a promuovere una comunicazione più consapevole, inclusiva e non ostile.
Netily è una parola gentile. Che accoglie. Che non pretende di sostituire altri modelli, ma che apre una porta in più.
È il nostro augurio: che ogni persona possa costruirsi una rete dove sentirsi vista, ascoltata, accolta. È una parola che porta con sé il senso di comunità, la bellezza della scelta, la responsabilità di esserci per qualcuno.
Perché sì, le parole sono importanti. Ma le relazioni ancora di più.