Inspiration porn.
No, non è un’espressione che riguarda i contenuti per adulti.
Ha a che fare con lo sguardo che la società riserva alle persone con disabilità.
Il termine è stato coniato dall’attivista e scrittrice Stella Young, che con ironia e coraggio ha denunciato un modo ricorrente — e profondamente scorretto — di rappresentare la disabilità: quello per cui le persone con disabilità vengono trasformate in oggetti di ispirazione per il solo fatto di esistere.
Facciamo degli esempi concreti di inspiration porn:
- “Se ce l’ha fatta lui, che è in sedia a rotelle, allora posso farcela anch’io.”
- “È cieca, eppure va a scuola tutti i giorni. Che forza!”
- “Guardate che esempio: nonostante tutto, sorride.”
Ecco, questo è inspiration porn.
Una narrazione che, anche senza volerlo, riduce le persone con disabilità a strumenti motivazionali per chi disabile non è.
È un meccanismo subdolo: mette in scena storie che dovrebbero “ispirare” ma in realtà semplificano, edulcorano, banalizzano. Perché una persona con disabilità non è una “lezione di vita ambulante”. È una persona. Punto. Con sogni, limiti, desideri, giornate storte, passioni, successi. Proprio come chiunque.
Perché inspiration porn è una cosa negativa?
Perché, magari veicolato da una campagna pubblicitaria o da un post social ben intenzionato, può rafforzare gli stereotipi, alimentare la pietà, oscurare le battaglie quotidiane per l’accessibilità, il lavoro, la piena cittadinanza.
Non si tratta di fare i conti con la sensibilità. Si tratta di giustizia.
Allora cosa possiamo fare?
- Raccontare storie vere, senza sovraccaricarle di eroismo.
- Dare spazio alle voci delle persone con disabilità, senza interpretarle.
- Evitare lo sguardo “dall’alto in basso”, che trasforma il vissuto altrui in una pillola motivazionale per chi guarda.
- Usare parole che rispettano, che non semplificano, che non riducono.
La disabilità non è ispirazione a comando.
È esperienza. È presenza. È parte della società.
E merita, come ogni altra, rispetto, ascolto, linguaggio giusto.